Per comprendere la storia e la fisionomia giuridica della Provincia italiana della Congregazione delle Maestre Pie Venerini è necessario ripercorrerne brevemente la storia. Santa Rosa, infatti, nel 1685, non fondò una Congregazione religiosa, ma un Istituto a carattere laicale, i cui membri non emettevano pubblicamente i tre voti di castità, povertà ed obbedienza. È solo nel 1933, a seguito dei cambiamenti innescati dalla promulgazione del Codice di diritto canonico del 1917, che le Maestre Pie chiesero alle autorità ecclesiastiche di divenire una Congregazione religiosa con la professione pubblica dei tre voti.
Nel frattempo, si era anche intrapresa una prima attività missionaria che condusse le Maestre Pie negli Stati Uniti (1909). Con l’apertura ad gentes riproposta dal Concilio Vaticano II, le Maestre Pie Venerini si spingeranno anche in India (1974), Sud America (1975) e Africa (1987). Nel corso degli anni, l’esigenza di coordinare realtà tanto lontane, rese necessaria l’erezione delle Province degli Stati Uniti, dell’India e del Brasile.
Unica eccezione, in questo panorama, era l’Italia, le cui comunità formavano un unico ente con la Curia generalizia. Per questo, nel corso del X e XI Capitolo generale, si decise di avviare le pratiche per l’erezione della Provincia Italiana. E così, la “madre” di tutte le Province, fu l’ultima in ordine cronologico ad essere riconosciuta (allo stato attuale soltanto le comunità dell’Africa dipendono direttamente dalla Curia generalizia).
Parallelamente, con un decreto del 5 novembre 2003 lo Stato Italiano riconosceva l’Istituto di Educazione Maestre Pie Venerini come Provincia Italiana della Congregazione delle Maestre Pie Venerini, di cui la prima Superiora provinciale fu suor Eliana Massimi.
La Provincia Italiana oltre alle comunità presenti sul territorio italiano, comprende anche le realtà sorte in Romania e in Albania.
Le attività principali sono quelle riferite all’educazione scolastica (concentrata principalmente nella scuola dell’infanzia e primaria), all’accoglienza nei pensionati universitari e all’attività pastorale nelle parrocchie e nelle comunità.